Lo Yoga del Sacro Femminile

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Lo Yoga del Sacro Femminile

Durante la vita la donna saggia deve affrontare tre compiti:

  • Imparare a conoscere se stessa
  • Imparare a fidarsi di se stessa
  • Imparare a correre dei rischi

Conoscendo se stessa impara a conoscere gli altri, confidando in se stessa impara a fidarsi degli altri, rischiando acquisisce il coraggio di lasciarsi andare. La donna saggia riceve i più grandi doni da se stessa.

“Io sono Madre Terra”.

La Donna oggi sta ritrovando il proprio spazio-tempo. Lo fa soprattutto guarendo il suo Corpo-tempio. Attraverso la danza, i suoni ancestrali del tamburo e l’arte sciamanica. Il trascorrere frenetico del quotidiano ci ha allontanato dalla nostra sensibilità, dalla nostra parte magico-creativa che ci ricongiunge alla bellezza dell’esistenza. Lo rivogliamo.

È tempo di ascoltare ciò che smuove le sacre acque, è tempo di ricordare chi siamo, di collegare vene e arterie al grembo della Madre Terra. È tempo di perdonare, riconoscere e lasciare andare, quel che deve essere liberato, e accogliere quel che è pronto ad arrivare. Tutto questo ritrovandosi in antiche storie, genuine sensazioni e specchiandosi negli occhi di Donne vicine e lontane, per aiutarsi, accompagnarsi e riscoprirsi insieme, l’una accanto e di fronte all’altra, nel cerchio, simbolo arcaico che in eterno risuona della magica vibrazione di sorellanza, canto e vocazione.

E’ un contatto con la tua anima quello che ti porta sulla Via Femminile. Con questo percorso diventi capace di connetterti con quel nucleo caldo e profondo che c’è in ogni donna e che racchiude tutte le nostre potenzialità. Quando la donna è lontana da questo fulcro tutto diventa difficile, perché vive disconnessa da se stessa: non ha chiarezza su ciò che vuole dalla vita, sulle relazioni affettive, sugli uomini, su quali sono le scelte migliori riguardo al lavoro, all’educazione dei figli, alla realizzazione dei propri obiettivi. Quando invece incontriamo la nostra Anima, ritroviamo autostima, diventiamo capaci di amare davvero, senza soffrire o farci calpestare, ci sentiamo più sicure, tranquille…

«Potente è la voce della Donna,
sacra la sua caverna,
divino il suo cuore.
E sul suo volto, sempre si riflette
l’emblema della Luna».

Il Culto della Dea

Shakti, Lakshmi, Sarasvati, Uma, Parvati, Durga, Kali, Annapurna, Sita, Tara, Gayatri, Sati, Uma, Aditi

Tanti nomi diversi per altrettante espressioni della Devi, manifestazioni di una femminilità dalle tante forme. In India la Devi gode di un vastissimo culto. L’India è uno di quei rari luoghi in cui nella nostra epoca la Dea è ancora presente e oggetto di culto: ella si mostra nell’induismo con volti e figure diverse, pur essendo in qualche modo sempre una, l’antica Dea, Devi.

Volti e figure che si intrecciano fra loro, mai statici, spesso mescolati, tanto che chi li studia fatica a trovare, guardando da vicino, i confini tra l’una e l’altra Dea, tanto spesso le forme di una comprendono gli attributi di un’altra e variando da regione a regione si confondono.

Ma non è così che accade, da sempre, per la Dea, cangiante e molteplice, una e inesauribile? Con il nome Shakti, governa l’energia materiale, attiva, creativa, perennemente in mutamento.

Come Parvati, rappresenta il principio primo che si manifesta nel mondo. Come Durga, Dea guerriera, ci viene incontro con impeto e potenza. Con il nome di Lakshmi, porta con sé dolcezza e infinita abbondanza. Come Radha, è l’amore divino, essenza di ogni relazione, potenza di piacere. Saraswati, Ella canta il suono creativo della vibrazione eterna. E ancora si manifesta con mille altri nomi e forme: Sita, Tara, Gayatri, Sati, Uma, Aditi

Shakti, abbiamo detto, è energia e azione, è una forza dinamica, che non ha inizio né fine, che si trasforma continuamente restando sempre la stessa – è l’eterna danza degli elementi, il movimento degli atomi e dell’universo. Nella maggior parte delle raffigurazioni, è rappresentata fusa con Shiva in una figura unica di cui Shakti è il lato sinistro. Il nome Shakti viene dalla radice shak, potenzialita, potere di produrre, per cui Ella è anche la Madre cosmica, l’energia generatrice pura.

Durga, che è vestita come una fanciulla, ma agisce come un killer, è una Dea guerriera che cavalca una tigre, combatte i demoni e ha numerose braccia armate. Rappresenta i principi del sesso e della violenza che fanno girare la grande ruota della vita.

Kali contiene qualcosa di Shakti e di Durga, ma i suoi simboili sono chiaramente tali da evocare bhaya e vibhitsa, cioè paura e repulsione, portandoci in contatto con gli aspetti oscuri e ripugnanti del cosmo – e quindi del divino – aspetti che in genere si tende a negare, reprimere o sopprimere.

«La dea emerge dal profondo…
Lei è una donna che ha esplorato la sua oscurità con onestà
ed ha imparato a celebrare la sua luce.
Scorre con la vita con grazia e senza sforzo.
Può guarire con uno sguardo o con un tocco di mano.
E’ ferocemente sensuale ed erotica, senza timore si impegna nel sesso
come suo modo di condividere con l’altro il contatto con il divino».

– Rafael Espitia Perea

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